lunedì 30 dicembre 2013

Tirando le somme...

Ci siamo... tra poco meno di 48 ore il 2013 finirà: grazie Gesù!!!
Mi pare di essere stata sulla giostra della morte: ho cambiato postazione di lavoro (città, colleghi, tipologia di lavoro) due volte e la seconda non è stata proprio in meglio. Dopo ventitrè anni mi è toccato riprendere a guidare che, detto tra me e i pochi lettori del mio blog, è stata una esperienza di cui avrei fatto molto volentieri a meno!
Ho conosciuto Torino che è una città magnifica!!! Piena di librerie, teatri, musei, storia... mi sono sentita come un topo nella forma di formaggio!
Ho visitato sei mostre in giro per l'Italia, letto almeno 30 libri, ricamato un quadro, iniziato ad usare il tablet, fatto acquisti in internet, mandato via un sacco di curriculum senza risultati di sorta...ma la cosa migliore sono stati comunque i miei adorati, fantastici nipoti!
Non so quale sia la formula di rito per brindare alla fine di un anno e basta, senza pensare al prossimo, ma comunque sia alzo il calice al termine della pazza corsa del 2013!
...e incrocio le dita fino a domani notte!

sabato 28 dicembre 2013

Genova

E dopo il cenone della Vigilia, i panettoni, i tortellini in brodo e un tempo da lupi...finalmente ieri ho potuto passeggiare per godermi la bellezza di questa città in una giornata spettacolosa: il cielo terso di qui se lo sognano nella pianura padana!
P.zza Corvetto
P.zza Banchi

Via San Luca
 

Sottoripa
Bigo - Porto Antico

Via San Lorenzo - Cattedrale
P.zza Matteotti - Palazzo Ducale

Chiesa di Carignano
Chiesa di Santo Stefano

Via XX Settembre
Debbo confessare che ho dei sentimenti ambivalenti nei confronti di questa città in cui vivo da più di venti anni: da un lato amo la sua bellezza, il fascio della sua storia inciso nei suoi palazzi, nelle strade, nelle pietre da cui vorrei essere assorbita per potermi sentire parte di un luogo... dall'altro non si sbaglia chi la definisce la Superba perchè lo è!
Fiera, chiusa nella sua bellezza, sdegnosa e ahimè per nulla generosa... non volontariamente almeno!
Di solito ritengo inutile inseguire un amore non ricambiato ma, per ancora un pò di tempo, credo che resisterò!

domenica 1 dicembre 2013

Lucia Annibali

 
Ero sul treno, martedì scorso, quando ho letto la notizia della nomina a Cavaliere della Repubblica di Lucia Annibali da parte del Presidente Napolitano.
Lucia Annibali è un avvocato di Pesaro e il suo nome era apparso tra le notizie di cronaca qualche mese fa perchè era stata vittima di un'aggressione: il suo ex compagno l'aveva fatta sfregiare con l'acido. 
Un gesto violentissimo e vigliacco in un mondo sempre più violento e vile in cui si progettano i piani più folli e in cui sembrano non esserci limiti al concepimento di gesti cattivi e ingiusti.
Così una donna di trentasei anni, bella e in gamba sembra vedere la sua vita finita... e invece no! Perchè questa donna con un enorme sforzo e un grande coraggio si rimette in piedi e si ribella a tanta cattiveria e affronta il suo carnefice e lo inchioda con la sua forza e le sue parole: " Mi hai tolto il sorriso e la faccia - dicevo pensando all'uomo che non voglio nominare - ma io non cedo... hai voluto cancellarmi e non ci sei riuscito."
Dopo l'aggressione Lucia ha passato 40 giorni in ospedale nel centro grandi ustionati, ha subito numerose operazione al volto e ancora ne deve fare, ha avuto tanta paura perchè in quel periodo era cieca e temeva di poter essere ancora vittima del suo carnefice e in quei momenti, anche grazie all'aiuto delle persone che le sono state accanto, ha deciso che la sua vita non poteva essere finita e che il suo volto ferito era lei stessa, il suo dolore e la sua speranza, la sua rinascita come persona consapevole di sè, del suo valore, una persona con un progetto "per avere una vita felice".
Durante il suo primo intervento in pubblico, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, di fronte a degli studenti delle scuole superiori di Parma presso il centro Cavagnari ha parlato dell'amore... quello buono, quello che ti rende felice e libero, che ti spinge a migliorare.
Ha incoraggiato i ragazzi ad essere "gentili, affettuosi e amorevoli verso le vostre compagne..." e alle ragazze ha augurato "... di essere libere, essere voi stesse e di non lascarvi convincere che c'è qualcosa che non va in voi. Il tempo trascorso lasciando che qualcuno ci ferisca non ritorna."
Sono una donna in una casa di donne, con una nipote e penso a quanto valore, quanta forza richiede la vita ad una donna: a quanta comprensione e amore una donna può e ha bisogno di dare.
Di fronte a tantissimi episodi di violenza contro le donne mi domando quanta debolezza e fragilità deve albergare in un uomo che distrugge la propria compagna, moglie, fidanzata e, al contempo, provo una rabbia così grande verso una società che non adotta gli strumenti necessari perchè tutto ciò non avvenga, che non insegna il rispetto verso una componente essenziale della società.
Perchè non c'è rispetto verso il lavoro delle donne, il loro lavoro, i loro sforzi per cercare sempre di fare andare bene le cose...? A volte mi interrogo se questa società così indifferente ai nostri bisogni non sia il risultato di un atteggiamento delle stesse donne, determinato dal fatto che non abbiamo consapevolezza del nostro valore, che accettiamo l'inaccettabile nel desiderio di farci amare... anche da chi l'amore non sa cos'è. Perchè l'amore, come ricordava bene Lucia Annibali, è quello buono, quello che rende felici e liberi e solo quello non ne esiste un'altro.

mercoledì 13 novembre 2013

Nati due volte - Giuseppe Pontiggia

Ho comperato questo libro in occasione della commemorazione dei dieci anni dalla morte dell'autore su suggerimento di una mia amica: non conoscevo infatti G. Pontiggia... è stata una rivelazione!
Quello che mi ha lasciato veramente senza parole innanzitutto è stata la prosa di questo scrittore, la proprietà, intesa in senso lato, del linguaggio e della scrittura, l'uso degli aforismi. La mia osservazione sembrerà banale ma non è così scontato al giorno d'oggi trovare degli autori che adoperino le parole e ne pesino il valore profondo e il loro significato: Pontiggia lo fa.
La storia narrata nel romanzo è fortemente autobiografica e racconta del rapporto tra un padre e un figlio fortemente handicappato: nato con il forcipe, infatti, ha subito delle lesioni cerebrali che, pur lasciandolo intellettualmente capace, lo hanno reso spastico. 
Il padre scrive in prima persona del suo rapporto con il proprio figlio, con la malattia e con se stesso di fronte a tutto ciò e nel raccontare non indulge in atteggiamenti di autocommiserazione o in osserazioni patetiche o retoriche, analizza la situazione, gli eventi ad essa collegati con una sguardo così lucido e quasi spietato nei confronti dei propri sentimenti senza nessuna concessione.
Il primo capitolo si apre con i due, padre e figlio, che in centro commerciale saalgono sulle scale mobili e vanno a prendere qualcosa da bere: il ragazzo cade, il padre lo aiuta a rimettersi in piedi, tutti li guardano tra l'imbarazzato e la vergogna, bevono qualcosa e poi riprendono il loro giro e il ragazzo "...procede ondeggiando come un marinaio ubriaco. No, come uno spastico. Si volta per dirmi con voce stentata: << Se ti vergogni, puoi camminare a distanza. No preoccuparti per me>>".
Il racconto si snoda attraverso gli anni fin dal momento della nascita, quando per un errore dei medici si opta per un parto naturale anzicchè per un cesareo, e da lì iniziano ad essere affrontati gli stati d'animo che si susseguono negli anni: di fronte alla fatica del vivere quotidiano, alle mille battaglie, anche per le cose piccole come il reggersi in piedi, all'arredamento di casa che viene stravolto per ospitare il bambino poi ragazzo, poi adulto. I mille compromessi, perchè saresti disposto a tutto pur di aiutare tuo figlio, che sono richiesti in una società in cui la diversità non è contemplabile al punto che la si nega attraverso la negazione, prima di tutto, della normalità, perchè se non c'è nulla di normale spariscono i criteri per valutare anche ciò che si discosta da essa ma in questo desiderio spasmodico di annullare le differnze tra la normalità e ciò che non lo è non si sconfigge la differenza anzi la si rafforza perchè si finisce per adoperare lo stesso metro di misura in circostanze diverse e quindi si aumenta il divario.
Se una persona è più debole per garantirne i diritti (uguali per tutti) è fondamentale trattare questa persona diversamente, tenendo conto delle sue difficoltà. Un ragazzo con un handicap ha bisogno di un insegnante di sostegno per poter frequentare la stessa scuola degli altri ragazzi, in modo tale che gli venga garantito pienamente il suo diritto all'istruzione non è sufficiente permettergli di entrare in classe: non bisogna ignorare le differenze e questo vale "...sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza."
Infine, ma non ultimo, mi ha sconvolto la messa a nudo, da parte del padre, dei propri sentimenti nei confronti di una situazione così difficile in un modo così onesto, così rigoroso, tale da non lasciare spazio a nessun sentimentalismo: questo amore paterno messo così a dura prova è però ineluttabile: non si può smettere di amare un figlio anche quando si vorrebbe scappare e alla fine non si può non perchè le circostanze e le regole sociali lo impediscano ma perchè non lo si vuole, perchè significherebbe rinunciare innanzitutto a se stessi, alla propria vita:
"...Penso a quello che sarebbe stata la mia vita senza di lui. No, non ci riesco. Possiamo immaginare tante vite, ma non rinunciare alla nostra. 
Una volta, mentre lo guardavo come se lui fosse un altro e io un altro, mi ha salutato. Sorrideva e si è appoggiato contro il muro. E' stato come se ci fossimo incontrati per sempre, per un attimo."

Nati due volte
Giuseppe Pontiggia
Oscar Mondadori

domenica 10 novembre 2013

Argento vivo di Marco Malvaldi

"Argento vivo" è l'ultimo libro di quel geniaccio di Marco Malvaldi autore, tra l'altro, della serie di gialli ambientata al Bar Lume che ho amato fin dall'inizio e che presto sarà portata sul piccolo schermo da Filippo Timi.
Quest'ultima fatica letteraria ha per protagonisti una serie di personaggi che entrano ed escono dalla scena come se fossero su di un palcoscenico con un ritmo che rende la lettura scorrevole e gli avvenimenti incalzanti.
La trama è quella di un poliziesco: Guido, uno scrittore di successo in procinto di pubblicare il suo ultimo romanzo, e la moglie Paola decidono di concedersi un week-end fuori casa per rilassarsi un poco; una improbabile banda Bassotti deruberà la loro casa portando via, inconsapevolmente, anche l'unica copia del romanzo di Guido salvato su di un computer portatile che però sarà abbandonato dal più giovane e sprovveduto dei ladri nell'auto rubata usata per il furto di proprietà di un giovane informatico: Leonardo.
Quest'ultimo è geniale nel suo lavoro ma non troppo apprezzato dal suo capo e soprattutto è un instancabile lettore che commenta le sue letture, anonimamente, su di un blog. Quale non sarà il suo stupore quando rinverrà nella sua auto, nel frattempo recuperata dalla polizia, il computer di Guido e nel leggerne il contenuto riuscirà ad individuarne l'autore! Ignorando i suggerimenti della moglie Letizia deciderà di restituire l'opera al suo lettimo proprietario in maniera più o meno anonima; l'incontro tra i due sarà rivelatore per entrambi: per Guido perchè troverà in Leonardo un attento editor che lo stimolerà con le sue considerazioni a ritrovare il coraggio di rimettersi in gioco, di affrontare se stesso e di esprimere questa nuova consapevolezza attraverso il suo lavoro.
Sono rimasta particolamente colpita da questo aspetto del romanzo perchè erano riportate le stesse considerazioni che avevo sentito durante un recente festival letterario: in particolar modo sul lavoro di uno scrittore, sul suo rapporto che dovrebbe essere diretto e costruttivo con i propri lettori, sul ruolo di una casa editrice nel curare un'opera letteraria che non è solamente una possibile fonte di guadagno ma l'espressione della creatività e dell'esperienza di uno scrittore e che riveste una fondamentale importanza nella consapevolezza di chi scrive ma anche di chi legge. Esistono delle regole rigorose nell'uso della lingua scritta che debbono essere rispettate perchè le parole hanno un loro peso specifico, naturalmente in Malvaldi questo richiamo all'etica e ad una generale onestà intellettuale è riportata in  un contesto divertente e divertito, così come divertente è la lezione sul valore della punteggiatura:
<<...i segni della punteggiatura non servono solo a dare ritmo alla frase, i segni della punteggiatura sono veri e propri o-pe-ra-to-ri lo-gi-ci. usarli in modo sciatto può letteralmente travisare il significato di quello che pensiamo. Se io dico di una persona " E' juventino. E' una persona di cui non fidarsi" sto dando due informazioni separate, messe in relazione solo dal fatto che mi riferisco alla stessa persona. Se dico "E' juventino; è una persona di cui non fidarsi" è chiaro che le due cose sono in relazione, ma non è chiaro in che relazione stiano... se io invece dico "E' juventino: è una persona di cui non fidarsi" il mio giudizio è chiaro: quella persona è infida in quanto juventina, e stop...>>.

Argento vivo
M. Malavaldi
Sellerio editore Palermo

mercoledì 6 novembre 2013

Renoir a Torino

L'autunno mi è sempre piaciuto per i colori e l'atmosfera di questo periodo, in questi ultimi anni al piacere degli odori e sapori di questa stagione si è accompagnata la meravigliosa abitudine di inaugurare delle stupefacenti mostre che di solito durano fino ai primi di gennaio: anche quest'anno, nonostante la crisi economica e il mondo che sembra andare al contrario, non sono rimasta delusa e infatti a Torino dal 23 ottobre alla GAM le porte si sono spalancate al meraviglioso mondo di Renoir, ai suoi colori, alle sue forme...
Renoir viene considerato insieme a Manet uno dei padri dell'impressionismo e certo nel percorso della mostra è evidente come la ricerca del colore e della rappresentazione della natura en plein air siano presenti nei suoi quadri che sono molti e provengono principalmente da due musei francesi: il Musée d’Orsay e il Musée de l’Orangerie.
Tutta la vita di questo artista, che è stata lunga e anche serena da un punto di vista familiare, è stata dedicata allo studio della natura e delle sue forme e dei colori ma in questo non ha trascurato l'attenzione al disegno che in certi suoi quadri, specie quelli che ritraggono i bambini, è molto accurato.
L'altro particolare che mi ha colpito è stato il desiderio di sperimentare gli accostamenti dei colori e delle forme sui quali si esercitava nelle sue nature morte: nel percorso delle mostra è quasi stridente il confronto tra due nature morte...
Una sezione della mostra è dedicata alla vita in campagna: celeberrimo il quadro in cui viene ritratta  la moglie del pittore che sta ballando con un loro amico e guarda ammiccante Renoir da sopra la spalla del compagno di ballo, sorridente e allegra con il cappello rosso e il guanti gialli che sembrano illuminare la tela e che mi hanno inchiodato ad osservare questa giovane donna per almeno dieci minuti.
Accanto a questo vi è un altro quadro di euguali dimensioni in cui viene ritratta una coppia che danza in una sala da ballo in città... il contrasto è fortissimo: la posa è rigida, non c'è nessuna sfrenata allegria e anche i colori, molti più freddi, contribuiscono a rendere l'atmosfera decisamente formale.
Per nulla formale, invece, è la fanciulla che si dondola sull'altalena sotto le fronde di un grande albero, illuminata dai raggi del sole che penetrano nel fogliame fitto...
L'ultima parte della mostra è dedicata ai nudi femminili che sono anche un omaggio ai grandi pittori italiani che Renoir aveva conosciuto tramite il Louvre e il suo unico viaggio in Italia: Tiziano fra tutti.
Queste donne così opulente sono ritratte sdraiate su letti sfatti o dopo aver fatto il bagno e sono un tributo ad una femminilità esplosiva senza falsi pudori... mentre le guardavo pensavo alla differenza con le modelle delle riviste patinate di oggi: così magre, prive di curve quasi efebiche in una negazione assoluta del corpo femminile maturo, portatore di vita, di gioia e sensualità nel suo molle abbandono.
Come donna mi sono sentita amata e coccolata... da un pittore morto cent'anni fa!
 
GAM di Torino
Dal 23 ottobre 2013 al 23 febbraio 2014
Lunedì chiuso - dal Martedì alla Domenica dalle ore 10 alle 19.30 e il Giovedì fino alle 22.30

lunedì 4 novembre 2013

Un matrimonio inglese

Continua la mia passione per le autrici di lingua anglosassone cadute nel "dimenticatoio" e riscoperte dalla casa editrice Astoria: questa volta è il turno di Frances Hodgson Burnett autrice di capovolavori per l'infanzia quali "Il piccolo lord Fontleroy" o "Il giardino segreto" che però ha anche scritto diversi romanzi per adulti che sono stati riscoperti di recente.
La Burnett emigrò in America con la famiglia e, in seguito alla fama acquisita con la pubblicazione delle sue opere, potè tornare in Inghilterra: in questo modo riuscì a conoscere bene le realtà sociali al di là e al di quà dell'Oceano.
In "Un matrimonio inglese" (in lingua originale "Shuttle") il tema del confronto fra le due culture, quella americana e quella inglese, è portante nella struttura del racconto a volte un poco ripetitivo nella descrizione dei diversi caratteri ma, in effetti, l'autrice riesce in questo modo a spiegare un'epoca nella quale una nascente potenza economica, gli Stati Uniti, nasceva e si sviluppava grazie all'entusiasmo e alla determinazione di un popolo "giovane" che aveva bisogno di riscattarsi dalla dipendenza della madrepatria e che realizzava le sue ambizioni attraverso una tenace ricerca di un'affermazione economica.
L'entusiasmo del nuovo si scontra con la tradizione della vecchia Europa che con i suoi titoli nobiliari, pur privi di un effettivo patrimonio, e la sua storia sono ambiti dai nuovi ricchi, dall'alta borghesia americana a sugello della propria affermazione; ecco da quali sentimenti nacquero i matrimoni tra i ricchi americani e i nobili inglesi ed ecco l'inizio della trama del libro: una giovanissima e influenzabile donna americana Rosalie, erede di un enorme patrimonio, contrae un matrimonio con un nobile e squattrinato lord inglese e con lui parte alla volta del vecchio continente ma il carattere debole e ansioso di compiacere di lei si scontra con una mentalità meschina di un uomo privo di scrupoli o di senso morale che usa la sua disapprovazione e la violenza psicologica, oltre che fisica, per annientare la moglie e costringerla a cedergli la gestione della propria rendita allontanandola dalla famiglia di origine.
Il senso di inadeguatezza di lei, la sua confusione di fronte ad una durezza che nella sua vita agiata di figlia amata e viziata non ha mai conosciuto sono descritte in modo estremamente realistico e rappresentano una realtà ancora attuale: il lettore viene come avvolto da una coperta pesante e insopportabile che è quella del maltrattamento e dell'abuso familiare. 
Passano gli anni e la sorella di Rosalie, che all'epoca del matrimonio era una bambina e che non si è mai rassegnata ad una separazione definitiva e inspiegabile, decide di chiarire il mistero di una così lunga assenza e perciò parte alla volta della tenuta in campagna del cognato per una visita alla sorella e al nipote. Il suo sgomento sarà enorme nel realizzare lo stato di prostrazione fisica e morale in cui è precipitata Rosalie vittima delle vessazioni del marito e solo la sua intelligenza e accortezza le permetteranno di aiutare la sventurata sorella.
Il lieto fine, anche un poco moralistico, in cui l'amore e i buoni sentimenti trionferanno sono un po' scontati e devo ammettere che si tratta di un romanzo il cui stile di scrittura è decisamente verboso e a tratti ripetitivo ma allo stesso tempo l'ho trovato piacevole perchè induce a rilassarsi in poltrona e a lasciarsi trasportare dalle parole che creano l'atmosfera che ti trasportano in altri tempi e luoghi... come difficilmente un romanzo storico scritto oggi riesce a fare: forse perchè non siamo più abituati ad un ritmo narrativo lento in cui non ci sia un veloce susseguirsi di accadimenti ma una paziente ricostruzione delle emozioni e della natura dei personaggi e degli ambienti in cui questi si muovono.

Un matrimonio inglese
F.H. Burnett
Astoria Editore

lunedì 21 ottobre 2013

Le tre Minestre - Andrea Vitali

 
Andrea Vitali è uno dei miei scrittori preferiti: l'ho scoperto qualche anno fa durante una delle innumerevoli pause pranzo passate in libreria a leggere la quarta di copertina di innumerevoli romanzi, alla ricerca di una trama interessante e soprattutto di un autore che scrivesse in modo godibile... a volte riesci a capire da poche righe se uno scrittore è veramente tale: Vitali lo è!
I suoi romanzi sono tutti ambientati a Bellano un paese della Lombardia, sul Lago di Como, per la precisione, paese che questa estate mi è capitato di visitare: veramente carino! L'unica cosa di cui mi rammarico, ma non mancherà occasione di ritornarci, è che non ho potuto visitare tutti i luoghi che sono citati nelle pagine dei romanzi: le stradine piccole, le piazzette, la Chiesa, la caserma dei 
Carabinieri... 
 Ma si percepiva bene l'atmosfera un poco sonnacchiosa del primo pomeriggio estivo mentre camminavamo in una sorta di torpore all'ombra dei palazzi nelle strette viuzze vicino al lungolago e poi ho potuto gustare alcuni dei piatti che Vitali cita nei suo libri come, ad esempio, i pesci di lago o le patate fritte nel burro che saranno pesanti da digerire ma sono buonissime!!!
"Le tre minestre"  è un libro che si discosta dagli altri dello stesso autore perchè non si tratta di una storia romanzata ma di un omaggio pieno di amore nei confronti della famiglia dell'autore e dei ricordi della sua infanzia legata alle sue tre zie "zitelle" che lo hanno ospitato nella casa di famiglia durante i suoi studi.
Le tre donne si erano divise i compiti nella gestione della casa e dei campi come i ministri del Governo di un regno lontano lontano nel tempo ma sempre caro e perciò troviamo: la Ministra degli Interni, degli Esteri e dell'Agricoltura.
Le tre Ministre anche soprannominate, dall'impertinente nipote, le tre minestre (perchè la minestra è la biada dell'uomo) sono al centro di una serie di ricordi legati al sapore delle ricette contadine piene di burrro - perchè è corroborante- e perciò usato in qualsiasi pietanza in grande quantità.
E' così che il lettore viene catapultato in un mondo d'altri tempi in cui la frenesia della vita moderna non esiste e la saggezza dei "vecchi detti" è alla base di qualsiasi scelta: scopriamo il "miracolo" del panino bianco, la vera tecnica per far apprendere ad un giovane studente di medicina quali siano i "nervi cranici"  e quello per cucinare i fegatini.
Alla fine del racconto sono riportate (dopo una accurata ricostruzione storica) le ricette via via citate nel libro: ad alto tasso di colesterolo!

domenica 29 settembre 2013

C'etait en Decembre

Nove mesi esatti e ho portato a termine uno schema che mi era piaciuto immediatamente ma che temevo di non riuscire mai a realizzare... e invece no! Ce l'ho fatta grazie, anche, alle lunghissime serate di una Torino invernale: buia e parecchio fredda che non invitava ad uscire molto spesso.
Lo schema, credo celebre, di Mon Ami Pierre l'ho realizzato su di un lino grigio azzurro che avevo acquistato a Milano : un undici fili piuttosto compatto e l'ho lavorato prendendo due fili per due con il moulineè anch'esso a due fili.
Se non sbaglio il sampler che avevo visto in negozio era realizzato usando un filo per filo con il risultato che il disegno diveniva una miniatura, un quadro comunque di dimensioni ridotte ma, personalmente, trovo assurdo lavorare tanto e rischiare la cecità (in quel caso) per non rendere piena giustizia a dei disegni così accurati e delicati da qui la mia decisione di realizzare lo schema con dimensioni maggiori.
Anche la cornice è stata il frutto di un lungo conciliabolo con il mio corniciaio di fiducia che ha ritoccato, dipingendola in bianco sporco, una cornice che tendeva al giallo ma che non riprendeva il colore e il motivo portante : il bianco neve.
Naaturalmente non potevo fermarmi e così, come ogni appasionata ricamatrice che si rispetti, il lavoro successivo era proprio dietro l'angolo... a dire il vero stava lì ad attendere che lo finissi già da molto tempo: un sampler di lillipoints che ha per soggetto il caffè, lo inserito nella posizione dei WIP anche se potrebbe classificarsi come un UFO.
Buona domenica,
Mery

sabato 31 agosto 2013

Martin Luther King :"I have a dream" - 28 agosto 1963

Ieri è stato ricordato un uomo che è diventato un mito nel suo Paese e nel mondo: Martin Luther King.
Il 28 agosto 1963, davanti al Lincoln Memorial, pronunciò un discorso, uno di quei discorsi destinati a rimanere nella storia con il nome di una celebre frase contenuto in esso :"I have a dream".
Quel discorso, scritto di getto poche ore prima di essere pronunciato, si svolse alla presenza dei 250.000 manifestanti che quel giorno si affollavano davanti al monumento dedicato ad uno dei Padri degli Stati Uniti : il Presidente Lincoln che nel 1863 firmò la Proclamazione dell'emancipazione che aboliva la schiavitù, atto poi ratificato nel 1865 con l'approvazione del XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America.
"I have a dream" diceva King, "io ho un sogno...che un giorno questa Nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni... che tutti gli uomini sono creati uguali...io ho un sogno che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una Nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle ma per le qualità del loro carattere...".
King si riferiva alla Costituzione e alla Dichiarazione di indipendenza in cui si afferma con forza che tutti gli uomini " avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità" e nell'esortare i partecipanti alla manifestazione ad andare avanti sosteneva che non si può tornare indietro che "coloro che chiedono i diritti civili" non possano mai ritenersi soddisfatti finchè la "giustizia non scorrerà come l'acqua e il diritto come un fiume possente".
Ma la giustizia passa per un euguale trattamento economico perchè non c'è uguaglianza finchè " il negro ancora vive su un'isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità economiche..." Questo principio è stato ripreso anche dal Presidente Obama, ieri al Lincoln Memorial, "quegli uomini -si riferiva ai manifestanti di allora- e quelle donne volevano posti di lavoro ma anche giustizia. Volevano non soltanto che l'oppressione finisse, ma anche avere opportunità economiche..".
La lotta per il perseguimento della perequazione economica e sociale deve essere condotta con forza e determinazione ma non con la violenza e sopratutto è un obiettivo che riguarda tutti bianchi e neri, questo è il pensiero di Martin Luther King "molti dei nostri fratelli bianchi... sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è indistricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna... dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli."
Leggendo le parole di King mi sono commossa, chi non lo sarebbe, ma sono rimasta anche sgomenta perchè sono passati 50 anni e ancora siamo qui a combattere per i diritti civili delle donne, degli omosessuali, degli stranieri e temo che questa battaglia non terminerà mai. Alcune cose sono migliorate ma non ci si può mai, mai distrarre perchè quei diritti, quelle libertà, l'aspirazione alla felicità che è un sentimento comune a tutti gli essere umani, non solo agli americani, saranno sempre messe in disscussione: ci sarà sempre qualcuno che riterrà di avere più diritti degli altri, di non dover rispondere delle proprie azioni a nessuno, di calpestare la personalità di altri perchè poveri, perchè soli, perchè malati o con la pelle di un colore differente.
Il messaggio che lanciò King allora fu che non solo bisognava combatteer contro la discriminazione per riappropriarsi della propria libertà e del diritto a realizzare i propri sogni, ma che bisognava soprattutto sperare nel fatto che un giorno saremo liberi "...E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, accelleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual : Liberi finalmente, liberi finalmente, grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente...".

mercoledì 21 agosto 2013

Miss Julia dice la sua

Vacanza in montagna tutta dedicata al riposo, alle passeggiate, al mangiar polenta e naturalmente non potevano mancare due cose fondamentali: il ricamo (il mio sampler è in dirittura d'arrivo) e la lettura... non mi sono risparmiata niente! :)
Il libro, di cui riporto la copertina, è l'ennesimo uscito per la casa editrice Astoria che in questa calda estate non ha lesinato la pubblicazione di una serie di libri molto carini: il romanzo di Ann B. Ross è uno di questi.
"Miss Julia dice la sua" è il primo titolo della serie che per protagonista Miss Julia, una vedova senza figli di una certa età, che vive in una cittadina della provincia americana.
Il marito, un banchiere, è appena morto lascondola, con suo grande stupore, molto ricca quando si presenta alla sua porta una giovane donna, un pò affannata, un pò appariscente, che le lascia in custodia un ragazzino di nove anni... il figlio del marito di Miss Julia: Mr Wesley LLoyd Springer.
La povera vedova non riesce a pronunciare una parola che la giovane donna (Hazel Marie) si allontana in macchina promettendo che ritornerà presto a riprendere il bimbo... giusto il tempo di poter frequentare un corso per estetista che le permetterà di potersi mantenere visto che il suo uomo è morto lasciandola senza il becco di un quattrino!
Questo è l'inizio di uno spassosissimo romanzo in cui succedderà di tutto: rapimenti,fughe rocambolesche, , scene di seduzione in una canonica, tentativi di coercizione ai danni di una donna che si ritrova sola dopo quarantaquattro anni e che ritrova se stessa: non più una padrona di casa assoggettata al desiderio di ordine e conformismo impostole dal marito, inibita e condizionata dalle regole di una comunità chiusa e pettegola intrisa di una religiosità spinta fin quasi al fanatismo.
Sarà proprio la scoperta del tradimento del marito che, da morto, la umilia e mortifica con la sua ipocrisia, a darle la grinta e la carica necessarie a ribellarsi ad una vita passiva ed acquiscente.
Naturalmente questo nuovo atteggiamento, questo "tirare su la testa" stupisce e sconvolge coloro che le stanno accanto da sempre e che vorrebbero "aiutare" Julia... in particolar modo a gestire il suo patrimonio poichè lei, poverina, non ne è in grado: primo fra tutti il pastore presbiteriano che vorrebbe a tal punto proteggere la sua parrocchiana da farla dichiarare incapace di intendere e di volere per potere amministrare il patrimonio a favore della Chiesa.
Questo libro, che pure è divertente e spiritoso, la dice lunga sulle comunità di provincia, sul fatto che in seno a determinati contesti sociali una donna possa essere trattata con condiscendenza e su quanto sia necessario, benchè molto più faticoso, non lasciare gestire a nessun'altro la propria vita perchè, come dice Miss Julia, "...bisogna difendersi da soli. Nessuno lo farà al nostro posto, men che meno le persone su cui si dovrebbe poter contare".
Una girandola di personaggi, molto ben caraterizzati, circonda Miss Julia che racconta in prima persona le sue disavventure : la governante-cuoca Lillian, l'avvocato Sam, il poliziotto Bates, la giovane e patetica Hazel Marie e suo figlio Lloyd, il "premuroso" pastore Ledbetter e diversi altri che entrano ed escono dalla scena come se fossero su un palcoscenico a teatro.
Miss Julia dice la sua
Ann B. Ross
Astoria editore

lunedì 19 agosto 2013

Mole Antonelliana e museo del cinema a Torino

Potevo iniziare le mie vacanze estive senza passare da un museo??? Domanda retorica: ovviamente no! E siccome sono a Torino da sette mesi non potevo non andare a visitare quello che viene considerato come il simbolo della città e cioè la Mole Antonelliana.
A dire il vero è un po' sacrificata circondata com'è da palazzi e stradine strette ma, quando ho svoltato l'angolo e da via Po mi sono addentrata in Via Montebello, lo scorcio del monumento mi ha lasciato senza fiato!La strada che porta all'entrata del Museo non è molto grande e di fronte ci sono i tavalini di due bar molto carini: erano le nove e mezzo del mattino e faceva ancora fresco così mi sono seduta all'ombra della Mole a godermi un caffè macchiato e la lettura del quotidiano che riportava le reazioni "politiche" della condanna di un noto ..ehm uomo politico italiano!:)
Mi sono fatta due risate (amare perchè comunque i suoi domiciliari sono in una villa con parco che fa provincia) e poi mi sono lanciata alla scoperta della storia del cinema raccontata per immagini...
La prima parte è dedicata all'Archeologia del cinema in cui si sviluppa un percorso interattivo che spiega come gli studi dell'occhio umano siano alla base dell'uso delle lenti per cogliere le immagini e rifletterle o riprodurle e così ecco che si aprono numerosi corridoi (un po' al buio a dire il vero) in cui sono visibili i prototipi delle macchine fotografiche e di quelle cinematografiche: dal teatro delle ombre, alle scatole ottiche, alle lanterne magiche e infine ai primi fotogrammi cinematografici.
La mostra permanente è suddivisa per argomenti: quindi c'è lo spazio dedicato ai divi, alle sceneggiature, alla produzione (con un omaggio ai fondatori della mitica casa di produzione Titanus grazie alla quale sono stati realizzati capolavori di Fellini, Visconti...).
La parte che mi ha coinvolto veramente tanto è stato il cuore della Mole detta Aula del Tempio: la base è quadrata e al centro ci sono accoglienti poltrone, sdraiati sulle quali, si posso vedere spezzoni di film o documentari che passano su dei maxi schermi posti in alto.
Il bello era, però, nei corridoi laterali cui ci si poteva affacciare entrando attraverso porte a forma di frigorifero...
Lì erano ricostruiti (come nei film) delle ambientazioni particolari: il set di vecchio saloon, un boudoir  con un enorme letto rotondo ricoperto di cuscini e ciniglia (rigorosamente rosso passione) sul quale ci poteva sdraiare per poter osservare le scene di amore e morte che scorrevano sullo schermo posto... proprio sul letto, circondati da una discreta tenda di voile...
Sono anche stata fortunata perchè in questo periodo e fino alla metà di settembre il Museo ospita una interessante mostra dedicata alla figura del regista Martin Scorsese: agli inizi nella New York di Little Italy circondato dalla sua famiglia italo americana, ai film di maggior successo (Taxi Driver, Toro Scatenato), ai grandi attori che hanno lavorato con lui, agli sceneggiatori ai montatori.
La rassegna, fatta di teche e di piccoli schermi in cui era possibile visionare alcuni spezzoni dei suoi film più importanti, erano posizionati lungo le pareti delle Mole e così, salendo lentamente su di una scala elicoidale, si poteva arrivare su, su quasi in cima alla struttura in una luce soffusa che permetteva di concentrarsi sulle immagini e i racconti che si snodavano e che rappresentavano una vita dedicata all'arte del cinema: bello!


lunedì 5 agosto 2013

Il Segreto di Angela di Francesco Recami

Terzo episodio della serie giallo-umoristica dedicata alle "Case di ringhiera": in ogni romanzo e anche nei due racconti, pubblicati nelle raccolte di Capodonno e Ferragosto, sono stati delineati i diversi abitanti delle case che si affacciano sul cortile interno di una casa di ringhiera a Milano.
Nel primo il protagonista indiscusso era il Signor Amedeo Consonni, tappezziere in pensione, baby sitter del nipotino quattrenne, l'Enrico, e appassionato di casi di nera a tal punto da avere una libreria di classificatori che raccolgono i trafiletti dei giornali sui casi di cronaca più efferati e misteriosi.
La famiglia del Signor Claudio, alcolista senza ritorno, con i due figli decisi a riportarlo sulla retta via a costo di rinchiuderlo in una cantina; la Signorina Mattei-Ferri zitella settantenne, afflitta da una curiosità malsana che la spinge a guardare dalla finestra di casa monitorando i movimenti dei vicini di casa e immaginando orge su chiunque abbia più di quindici anni; il Signor Luis De Angelis ottuagenario appassionato di automobili disperatamente innamorato della sua nuova fiammante BMW...che spesso lo mette nei guai!
E infine la ex professoressa, nonchè fidanzata dell'Amedeo, Signora Angela Mattei appena cinquantenne, divorziata, benestante e ... nullafacente!
E' lei in prima persona che racconta il "suo segreto" in un racconto che scrive e consegna all'Amedeo per confessargli come nel giro di pochi giorni la sua vita sia stata assolutamente rivoluzionata e di come da rigida e repressa professoressa di lettere, madre contestata, moglie frustrata, figlia e sorella sottomessa stressata si trasformi in un'avventuriera che, decisa a sventare un falso (forse) rapimento di un suo allievo, si trova braccata da bande rivali in una Sardegna assolata che sarà per lei fonte di incontri focosi e fughe rocambolesche!
Il libro scorre velocissimo e godibilissimo è lo stile del racconto della nostra eroina sul genere "flusso di coscienza" dove i ragionamenti, le incoerenze, l'ironia e una logica tutta femminile la fanno da padroni.
Il Segreto di Angela
F. Recami
Sellerio editore Palermo

domenica 28 luglio 2013

Ferragosto in giallo

E' inutile in questo periodo la mia attività principale è leggere (bè a parte il lavoro... ma delle cose penose preferirei non parlare!) e "Ferragosto in giallo" è il libro perfetto per l'estate!Almeno per coloro i quali amino le letture poliziesche o affini...
I protagonisti di questi racconti sono gli "eroi" dei romanzi di Camilleri, Recami, Manzini, Malvaldi, Costa e Gimenez-Bartlett: sarà che io sono un'appasionata di questo genere di letteratura ma mi sembra che non siano mai abbastanza lunghi, i racconti come questi poi assomigliano agli assaggini degli antipasti rinforzati...ti lasciano in bocca un buon sapore ma con una fame tremenda! :)
Siamo nella settimana di ferragosto, appena un giorno prima o un giorno dopo l'infernale calura di metà agosto, quando si scatenano le passioni, o i freddi calcoli degli assassini che tramano intrighi e lasciano cadaveri avvolti nelle coperte sulla spiaggia o avvelenati in un ristorante rinomato sulla riviera toscana: ed è allora che intervengono i "nostri" che speravano di essere in ferie e di potersi godere qualche giorno di riposo ma debbono fare gli straordinari e portare il lettore (vagamente intontito dal caldo) alla soluzione di casi anche quando sembra che il caso non esista.
Anche per questo libro consiglierei la lettura durante una siesta pomeridiana o sotto l'ombrellone con una bibita ghiacciata per compagnia!
Ferragosto in giallo
Autori Vari
Sellerio editore Palermo

domenica 21 luglio 2013

Un covo di vipere di Andrea Camilleri

"Un covo di vipere" è l'ultimo romanzo pubblicato (in ordine cronologico) con protagonista il Commissario Montalbano: l'ho letto in circa quattro ore, il tempo impiegato dal frecciarossa per effettuare il percorso Torino Porta Nuova - Roma Termini...
Il caso  che si trova a dover risolvere il nostro eroe è l'omicidio di uomo ricco e di una certa età...ucciso due volte! Il cadavere è rinvenuto nella casa di campagna dove egli riceveva le sue numerose giovani amanti e qui inizia l'indagine nella vita e nelle passioni torbide di questo morto che forse è il vero protagonista, nella sua psiche di aguzzino e infine vittima insieme con i suoi due figli: un maschio e una femmina ormai grandi con famiglia legati tra di loro da una relazione difficile e malsana.
Montalbano indaga affiancato come sempre dall'inossidabile ispettore Fazio, Mimì Augello, Catarella (alcuni dialoghi con quest'ultimo sono da morir dal ridere) e questa volta anche dalla "eterna" fidanzata Livia che si ostina a voler aiutare un senzatetto che forse non vuole essere aiutato! Ma che, a sua volta, fornirà un pezzo importante nel puzzle per ricostruire la vicenda del Signor Cosimo Barletta (il morto).
Il vernacolo siciliano è talmente travolgente ed è così prepotentemente entrato nel mio immaginario che mi sarebbe impossibile seguire la mente acuta e tortuosa (ma sempre meno degli indagati) del Commissario Montalbano se l'autore usasse un perfetto italiano, i personaggi perderebbero di carattere... in fondo l'unico a parlare in italiano è il "signori e guistori": un perfetto coglione!!!
Libro da godere nella calura di un pomeriggio estivo... possibilmente all'ombra di un ombrellone o durante una siesta pomeridiana.
Un covo di vipere
Andrea Camilleri
Sellerio editore Palermo

giovedì 18 luglio 2013

L'ambasciatore di Marte alla Corte della Regina Vittoria

Credo di aver già fatto outing in precedenza... mi piacciono i fantasy! Quelli con i vampiri, i lupi mannari, gli steampunk: cioè quei libri che pur ambientati nel passato contengono delle tecnologie avanzatissime e così accanto alle carrozze con i cavalli compaiono le navicelle spaziali o le navi volanti o teletrasporti accanto a pizzi e crinoline!
Così quando dal tamtam bolg sono venuta a conoscenza di questa nuova collana della Delos editore e ho visto la copertina del libro libro non ho potuto resistere : DOVEVA essere mio!!! Detto fatto!
La trama è piutttosto lineare ma il libro è ben scritto, vengono rispettate la formalità e il linguaggio dell'epoca vittoriana, cosa non sempre scontata ... ho letto alcuni romanzi storici i dettagli come il linguaggio erano del tutto trascurati impedendo l'immedesimazione in un epoca tanto lontana da quella contemporanea.
Siamo nell'ottobre del 1899 mancano pochi giorni all'inaugurazione dell'Esposione Universale delle Opere industriali di tutte le Nazioni ad Hyde Park, in piena Londra, quando Sua Eccellenza Lunan R'ondd, ambasciatore di Marte presso la corte di San Giacomo muore ad un banchetto con il quale si sarebbe festeggiato il nuovo accordo commerciale tra l'impero Britannico e il pianeta Marte: sono infatti passati sei anni da quando è stata scoperta la vita intelligente sul pianeta Rosso e le relazioni politiche, economiche e tecnologiche tra i due mondi, pur con una certa diffidenza reciproca, si stanno rafforzando.
La morte di un così alto esponente del Nuovo mondo rischia di compromettere i reciproci sforzi diplomatici e i rischi di un conflitto per entrambe le civiltà sono alti: viene così incaricato di indagare Thomas Blackwood investigatore speciale per l'ufficio Affari clandestini di Sua Maestà. In questa sua indagine sarà aiutato da un'affascinante ricercatrice, Lady Sophia Harrington, che a sua volta sta indagnado sulle aggressioni di un mostro che nessuno ha mai visto e di cui si sussurra sia un marziano impazzito... in una vertiginosa corsa contro il tempo, alla scoperta di un complotto che metterà a rischio la corona di Sua Maestà la Regina Vittoria se non sarà sventato.
In mezzo a moderni tram sospesi su lunghe gambe metalliche, uomini che non sono uomini, il pianta Venere, Marte e il mondo fantasmagoriche delle fate i nostri eroi arriveranno a sventare le oscure trame di altrettanto oscuri personaggi??? :)
Il libro scorre velocemente perchè è divertente e assolutamente di svago ma a voler leggere, neanche troppo, tra le righe ci sono dei chiari riferimenti ai conflietti tra le differenti civiltà e culture, alcuni temi ecologici che ai tempi dell'Inghilterra vittoriana erano molto distanti ma che oggi ci riguardano in pieno...
L'Ambasciatore di Marte alla corte della Regina Vittoria
Alan K. Baker
Delosbooks

lunedì 15 luglio 2013

Una donna di classe - Georgette Heyer

Da circa un anno ho scoperto una casa edirice nata, relativamente, da poco che pubblica opere perlopiù di donne e si pone come obbiettivo quello di riscoprire romanzi e autori che sono caduti nel dimenticatoio: la Astoria Editrice.
Tali riscoperte comportano non solamente la pubblicazione dell'opera con una nuova veste grafica, nella fattispecie quella tutt'altro che dimessa di una copertina rossa e lucida, ma soprattutto con un recupero del libro nella sua interezza: negli anni infatti alcune autrici considerate "leggere", perchè dotate di una vena comica o di una (orrore!) romantica, sono state pubblicate in versioni non integrali con una perdita non indifferente per i lettori... le sfumature di un libro, di un certo tipo di linguaggio sono state tagliate.
Alcuni dei romanzi  sono stati  ripubblicati con nuove traduzioni integrali o sono state recuperate le parti delle opere non tradotte effettuando così un lavoro di "salvataggio"... è questo il caso di un libro di Georgette Heyer: Una donna di classe, originariamente pubblicato con il titolo "Una stagione a Bath".
Protagonista è Annis Wychwood una avvenente e benestante Signora della buona società inglese che, grazie alla sua fortuna, si può permettere il lusso (perchè tale era a quei tempi) di vivere da sola rifiutando offerte di matrimonio alla "veneranda" età di ventinove anni.
Un pomeriggio, facendo rientro a Bath dalla dimora di campagna abitata dal fratello e dalla sua famiglia,  accompagnata da un'anziana cugina noiosissima e logorroica che le fa da chaperon, incontra una giovanissima donna ricca ereditiera che sta scappando dai parenti che vorrebbero costringerla ad un matrionio di convenienza con un amico di infanzia... che la sta scortando, suo malgrado, a Bath.
La nostra eroina divertita dalla giovane pulzella la accoglie nella sua casa e le da' la sua protezione...naturalmente con il rispetto di tutte le convenienze necessarie comunica la cosa ai parenti della ragazza e al tutore: uno zio scortese, brusco, libertino ...ma quanto mai affascinante.
I dialoghi sono frizzanti e divertenti, non lasciano un attimo di respiro e seppure gli avvenimenti non siano incalzanti, lo sono i pensieri e le riflessioni di una donna, per l'epoca non più giovane, che deve decidere cosa sia meglio per lei perchè l'amore da solo non basta: la libertà, la consapevolezza di sè, l'autodeterminazione possono essere messe in gioco di fronte alla possibilità di un legame affettivo e di un impegno sociale ed emotivo quale il matrimonio.
In questo senso ho trovato questo libro estremamente attuale, molto moderno: è anche il dilemma di una donna di oggi, abituata a prendere da sè le decisioni della proprio vita, magari con una carriera, quello di affrontare l'impegno di un amore, di una vita di coppia che la porta a confrontarsi quotidianamente con l'altro, a dover ricercare un equilibrio tra il sè e il noi.
L'autrice Georgette Heyer, della quale avevo letto già altri due libri (uno dei quali commentato in un post "Sophie, la Grande"), mi piace molto per la sua acuta analisi psicologica dei personaggio, perchè tratteggia con poche parole le abitudini e i costumi di una determinata società ed epoca storica senza pedanteria. Sono buffe le scene in cui compare il fratello della protagonista : un gentiluomo di campagna, compreso nel suo ruolo di capo famiglia, consapevole del suo ruolo, come marito più avveduto della moglie, perchè più esperto se non più intelligente delle fragili donne che lo circondano.
Può sembrare uno stereotipo ma l'abilità della scrittrice sta proprio nel fatto che questo personaggio, ad esempio, non viene trasformato in una macchietta ma anzi  è molto credibile, "sincero".

Una donna di classe
Georgette Heyer
Astoria Editrice.

lunedì 8 luglio 2013

Il Gran Bazar de "Le Mille e una notte"

Il teatro è una forma d'arte che mi ha sempre incantato e maledico la mia pigrizia che mi frena nel frequentarli più spesso.
A Genova c'è un bellissimo teatro, evocativo e magico più di altri, ed è quello de La Tosse: vuoi per la sua ubicazione, nel cuore del centro storico accanto alla Chiesa di S. Agostino e alle spalle del Museo con i suo chiostro, vuoi perchè il genere degli spettacoli è innovativo e lascia spazio più di altri alla sperimentazione e al gusto per il racconto di storie...
Credo proprio che nasca dall'idea del racconto messo in scena che nasce lo spettacolo della locandina: rifacendosi alla celeberrima storia di Sherazade e del sultano Shayrir e alle mille e una notte di incanto e di favole. Il sultano, tradito prima da sua moglie e poi dalle sue concubine, si persuade che tutte le donne siano delle fedifraghe e pazzo dal dolore prende una decisione terribile: ogni sera prenderà in sposa una nuova giovane moglie, una fanculla bella e virtuosa, ed ogni mattina allo spuntare dell'alba la farà uccidere; è così che il suo regno cadrà nell'incubo più spaventoso e il sangue di tante giovani innocenti verrà versato. Sarà in quel momento che la figlia adorata del Gran Visir chiederà a suo padre di darla in sposa al Sultano perchè lei ha un piano per fermare questa carneficina: incantare il proprio signore con storie di grande bellezza, la fine di ognuna delle quali coinciderà con l'inizio di un'altra.
Questo viene raccontato dal Gran Visir stesso agli spettatori, riuniti nei Giardini poco fuori dal Teatro, immersi nel centro storico con le sue viuzze, gli anfratti e gli scalini...
Gli ignari ascoltatori, poi divisi in gruppi, saranno accompagnati all'interno del Bazar, davanti alle bancarelle e ai negozi di personaggi colorati e vivaci : la venditrice di tessuti, 
 
il venditore di uccelli e la moglie traditrice (?),  il barbiere, il fachiro...
 
 il burattinaio stanco e desideroso di vendere i suoi burattini...
tra stoffe coloratissime, gioielli fatti di "perle preziose", anfratti bui, lampade di Aladino...
Fino al 13 luglio ai Giardini Luzzati, tutte le sere alle 21.15 tranne la domenica e il lunedì, e il botteghino è aperto fino all'inizio dello spettacolo.

Tiziano a Roma


 Qualche settimana fa, nel mio peregrinare, sono riuscita a passare un week-end a Roma: obiettivo l'ultima mostra allestita alle Scuderie del Quirinale.
Tiziano Vecellio era il protagonista assoluto di questa esposizione e questa volta non sono rimasta delusa: l'intera manifestazione era dedicata interamente al pittore veneto che avevo iniziato a conoscere meglio l'anno scorso quando mi è capitato sottomano un bel libro di Fabrizio Biferale sulla vita e l'opera del pittore che ha vissuto e lavorato in un secolo e in una città, Venezia, in cui i suoi maestri e poi concorrenti sono stati Bellini, Giorgione, Sebastiano del Piombo... e i cui committenti: imperatori, come Carlo V e suo figlio Filippo II, e il Papa Paolo III Farnese (e ne sto citando alcuni solamente).
A Madrid, la scorsa estate inoltre, avevo scoperto come Tiziano sia stato fonte di ispirazione e di ammirazione di autori quali Rubens e Valazquez: la sua opera "Il ratto di Europa" fu copiata da Rubens e Velazquez la citò riproducendola in suo quadro "La favola di Aracne" in cui è raffigurata Aracne che tesse un arazzo rappresentante il ratto di Europa...Potevo sottrarmi alla "chiamata" di una mostra incentrata su questo autore?
La vita artistica di Tiziano è durata quasi sessant'anni e il suo stile era caratterrizato non solamente da un uso del colore intenso, risultato dell'aver abbracciato l'uso della pittura tonale del maestro Giorgione per cui nei suoi quadri è innovativo lo studio della  luce in cui vengono immerse le storie e i personaggi narrati, ma soprattutto per lo studio psicologico dei personaggi, una parte importante dell'esposizione romana infatti era dedicata ai ritratti e quei ritratti erano "parlanti": gli occhi vividi e arguti del Papa Paolo III Farnese...
La stessa vivacità che sprigiona il ritratto di giovane e ingenuo ragazzino: Ranuccio Farnese.

E che dire della bellezza piena e delicata della Flora e della Bella...

 
  e della sensualità travolgente della Danae?

Non so esprimere bene quale entusiasmo mi prenda quando  mi avvicino a questi quadri e riesco a vederli dal vero dopo averne letto tanto sui libri di storia e della critica: l'impatto con i colori, che in Tiziano sono così intensi, con le espressioni dei visi e dei movimenti è incredibile...ad esempio nel Concerto interrotto: gli sguardi parlano, la mano del monaco appoggiata sulla spalla del gentiluomo che si interrompe e si volta di scatto...
La mostra terminava con una delle ultime opere di Tiziano la "punizione di Marsia" che ritrae una scena violentissima (il Dio Apollo per punire Mursia che l'aveva sfidato gli toglie la pelle), i contorni dei personaggi sembrano dissolversi e i colori sembrano quasi scivolare via dalla tela.